DOCTOR SLEEP

La luccicanza immaginata da Stephen King torna al cinema con l’adattamento di uno dei più recenti romanzi dell’autore.

Le opere di Stephen King da decenni contaminano l’immaginario comune con mostri, inquietudini e ogni emozione, creando un vero e proprio universo di personaggi e luoghi. Le storie di successo sulla carta stampata, tuttavia, non hanno sempre incontrato lo stesso successo nel loro passaggio sul piccolo o grande schermo. Pochi fortunati sono riusciti nell’impreso. Kubrick è uno di questi con il suo Shining, uscito nelle sale di tutto il mondo quasi quarant’anni fa. Non è un segreto però che King non abbia mai apprezzato questo adattamento, tanto da realizzare in seguito un’altra mini-serie – passata inosservata – che rispettasse le sue volontà. Diversi anni dopo la storia della famiglia Torrance torna sul grande schermo con Doctor Sleep cercando un compromesso tra il capolavoro di Kubrick e le necessità di Stephen King. Il timone del progetto viene affidato al valido Mike Flanagan. Sarà riuscito nell’impresa? Gli avvenimenti dell’Overlook Hotel non hanno mai abbandonato Danny Torrance (Ewan McGregor) che, dopo moltissimi anni, sembra essere ancora perseguitato dai fantasmi della sua famiglia e della sua infanzia. La luccicanza, il suo strano potere, sembra anche avere un serbo una minaccia per lui quando un misterioso gruppo inizia a dare la caccia a ragazzi e bambini dotati della sua stessa abilità. Non è un caso che un progetto di tale portata e rischio sia stato affidato alla sapiente regia e sceneggiatura di Mike Flanagan. La filmografia del regista nato a Salem – forse non è un caso! – è da sempre segnata dalla presenza esplicita o meno di riferimenti al mondo kingiano. Il successo della mini-serie Hill House, inoltre, ha confermato che Flanagan è in grado perfettamente di creare le atmosfere giuste per un horror sofisticato e appassionante. In Doctor Sleep si trovano tutte le tracce caratteristiche dello stile del regista ma sembra mancare qualcos’altro in un film che appare nettamente diviso in due. La prima parte, più lenta e distesa, introduce nuovamente Danny con un valido McGregor ma, a circa metà della durata, inizia ad apparire macchinosa e ripetitiva. Nella seconda parte, invece, si assiste allo splendore dei giochi di riferimenti a Shining all’interno dell’Overlook Hotel. Peccato che a Rebecca Ferguson manchi la magnetica inquietudine di Jack Nicholson! Il risultato è quindi un film incapace di prendere davvero una posizione tra due estremi, cercando quasi forzatamente un compromesso tutt’altro che rischioso ma incapace di lasciare davvero il segno. Non tutto però è da discutere. L’abilità alla regia di Flanagan, l’ottima fotografia e le curate scenografie sono esempi eleganti e ammirevoli di una produzione commerciale in grado ancora di trovare in questi aspetti dei tratti distintivi.

Federica Gaspari

Cresciuta sulle rive del Lago Maggiore, dal ’95 scandisce il tempo con film, serie tv e libri. Nel tempo libero studia ingegneria ma, ad oggi, non è ancora riuscita a scoprire i segreti del flusso canalizzatore di Doc. Tra un passatempo e l’altro riesce ad assillare chiunque con teorie su Inception e ossessioni per registi e attori.

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