Tuo, Simon

“Tuo, Simon (Love, Simon)” (2018) è pieno zeppo di riferimenti alla realtà odierna: le applicazioni social Tinder e Grindr; la piattaforma streaming Netflix; un ragazzo di colore mascherato da Obama, ai tempi della presidenza Trump; un preside tollerante verso ogni minoranza (che porta al petto la spilla di una bandiera arcobaleno) e, dulcis in fundo, degli studenti omosessuali. Si vede proprio che i tempi sono cambiati e, con essi, anche il cinema, finalmente.

Il dramedy romance tratto dal romanzo omonimo di Becky Albertalli e diretto da Greg Berlanti – autore e produttore di numerose serie tv, tra le quali “Dawson’s Creek” (1998-2003), “Brothers & Sisters” (2006-2011) ed “Arrow” (2012-ad oggi) – racconta la storia di Simon, un diciassettenne dalla vita, apparentemente, perfetta; la cui unica falla è rappresentata dalla scoperta di essere gay. Il film, infatti, raccoglie tutte le fasi che un adolescente, attratto da persone del suo stesso sesso, si ritrova ad affrontare: dal doversi dichiarare ad amici e genitori alle svariate difficoltà relazionali e sociali. Nel panorama del genere young adult o delle commedie romantiche rivolte ai più giovani, “Tuo, Simon” è una vera e propria boccata d’aria fresca; per merito di una sceneggiatura – firmata da Elizabeth Berger e Isaac Aptaker, entrambi noti per la serie “This is Us” (2016-ad oggi) – che tratta in modo leggero, originale e anche profondo (quando è necessario) un tema incasellato in un filone cinematografico che non gli aveva dato grande spazio, finora. Tra gli ulteriori pregi della pellicola, ci sono anche un citazionismo cinefilo e televisivo non indifferente – che dimostra la cultura filmica degli autori – e l’inedita particolarità di alcune sequenze: i coming out immaginari degli amici eterosessuali – volti a testimoniare l’importanza (o l’inutilità) di un rito di passaggio che dovrebbe, eventualmente, essere affrontato da ogni individuo, a prescindere dal suo orientamento – e la vivace coreografia dagli abiti multicolore; che si fa manifesto gaio e omaggio diretto al musical, da “La La Land” (2016) in giù. Non bisogna, però, dimenticare il convincente ed empatico protagonista Nick Robinson – visto in “Jurassic World” (2015) e “Noi Siamo Tutto” (2017) – che duetta con Jennifer Garner – madre attenta e premurosa – regalandoci un emozionante confronto maternale – fratello, alla lontana, di quello paternale tra Timothée Chalamet e Michael Stuhlbarg, nel recentissimo “Chiamami Col Tuo Nome” (2017) di Luca Guadagnino. Nonostante un happy end intriso di speranza, il film rimane – nell’essere fittizio – un realistico esempio della quotidianità di un ragazzo gay e delle delusioni a cui può andare incontro – anche in ambito sentimentale – e si può definire, per tutte le caratteristiche elencate, un ideale “teen movie 2.0”.

  

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