A Quiet Place

l film appartiene alla folta schiera delle pellicole post-apocalittiche; la novità, tuttavia, è data dal tipo stesso di apocalisse: un mondo in cui la sopravvivenza può essere garantita solo dall’assenza di rumori.

I contenuti post-apocalittici, inoltre, acquisiscono una connotazione horror grazie alla presenza di orribili creature, la cui provenienza, lasciata all’intuito dello spettatore, non viene ben specificata. La prima parte del film, quella in cui si spiega l’antefatto umano che ha contribuito a determinare le caratteristiche psicologiche dei personaggi e si delinea, evitando sapientemente particolari inutili alla trama, la minaccia da cui difendersi, è carica di suspance.

È qui che il regista da il suo meglio! Sul finale, invece, viene abilmente introdotto un elemento che turba il precario equilibrio delle regole di sicurezza che i protagonisti avevano malvolentieri adottato per evitare un’atroce fine.

In considerazione di ciò, questo terzo film di Krasinski offre un interessante spunto di riflessione: la manifesta inadeguatezza dei protocolli di sicurezza genera la prevalenza dell’istinto sulle regole; anche questa inaspettata “anomia”, tuttavia, può contribuire a dare una speranza e a garantire una effimera sicurezza. La sicurezza, infatti, intesa come totale assenza di rischi, non può esistere. Il più grande merito del film è quello di dimostrare come l’uomo possa adattarsi anche alla più impensabile delle situazioni… perché l’istinto di sopravvivenza, essendo incontinibile, prevale anche sulla sorte avversa, sui lutti familiari e sui vuoti incolmabili.

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