CRAWL – INTRAPPOLATI

Al suo ottavo film da regista, Alexandre Aja trova il supporto e la produzione di Sam Raimi per un film che appassiona e intrattiene.
Sam Raimi difficilmente scommette sul film sbagliato. Se, in veste da regista, ancora pochi, tuttavia, gli perdonano il discussissimo Spider-Man 3 del 2007, nei panni di produttore scommette su disastri ben più appassionanti: i disaster-movie. Questo genere, spesso bistratto e etichettato
come di serie b da una diffusa visione elitaria, è spesso fucina di film ricchi di tensione in grado di tenere lo spettatore con il fiato sospeso fino ai titoli di coda. Mai sottovalutare il potere della suspense, uno degli effetti più affascinanti ma meno semplici da ottenere nella settima arte. Aggiungendo un pizzico di horror, infine, l’intera storia assume contorni adrenalinici che, gestiti con i giusti toni e ritmi, non lasciano scampo al pubblico. Crawl – Intrappolati, diretto da Alexandre Aja e prodotto da Raimi, prometteva tutte queste componenti in una storia dal sapore tradizionale ma non per questo meno curiosa.

Promessa mantenuta? Fulcro della storia è la giovane Haley (Kaya Scodelario), talentuosa nuotatrice che, tuttavia, ad un soffio dalla definitiva affermazione non sembra dimostrare tutte le sue potenzialità. Proprio dopo l’ennesima delusione in una gara, la giovane si metterà sulle tracce del padre che, nel pieno di un’emergenza per un uragano di categoria 5, non risponde alle sue telefonate. Haley, però, non dovrà affrontare solo una minaccia meteorologica. L’uragano, infatti, risveglierà non pochi pericolosi alligatori che si avventureranno oltre i loro normali habitat. In terra statunitense questo film, senza troppi scrupoli, è stato definiti da alcuni critici come “Lo Squalo” del terzo millennio. Se, tuttavia, gli approfondimenti psicologici e le riflessioni sociali del cult di Spielberg rimangono irraggiungibili, il livello di suspense e la gestione degli eventi e dei tempi della narrazione della pellicola di Aja restano invidiabili. E’ facile allora entrare subito in sintonia con lo spirito adrenalinico del film, consapevole dei trucchi e degli stratagemmi necessari per far sobbalzare il pubblico sulla poltrona senza mai esaurirne la vitale curiosità. Non si punta
banalmente sull’effetto sorpresa finale bensì su un continuo cambio di gioco che mantiene viva l’attenzione sfruttando ogni potenzialità di un’unica e apparentemente inesauribile location. Una pellicola che i più esigenti amanti dei disaster-movie adoreranno e che saprà stupire anche i
meno avvezzi al genere.

Federica Gaspari

Cresciuta sulle rive del Lago Maggiore, dal ’95 scandisce il tempo con film, serie tv e libri. Nel tempo libero studia ingegneria ma, ad oggi, non è ancora riuscita a scoprire i segreti del flusso canalizzatore di Doc. Tra un passatempo e l’altro riesce ad assillare chiunque con teorie su Inception e ossessioni per registi e attori.

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