Chiamami col tuo nome

Con all’attivo circa 150 nomination ai festival internazionali, tra cui 4 nomination agli Oscar, e 50 premi vinti (finora), Chiamami col tuo nome è il film italiano più apprezzato dello scorso anno e da qualche giorno anche noi abbiamo la possibilità di comprendere il motivo di tanto rilievo.

 

L’intreccio in sé è molto semplice. Elio è un diciassettenne italiano, figlio di un professore inglese e di una traduttrice francese, quindi poliglotta, dotato di una vastissima cultura e inoltre brillante musicista e compositore; ogni estate suo padre ospita uno studente per aiutarlo a completare la sua tesi di dottorato, e quest’anno tocca a Oliver, affascinante ventiquattrenne americano, che attira gli sguardi di Elio e ne viene a sua volta attratto.

 

Chiamami col tuo nome è una storia di crescita, di scoperta di sé attraverso l’altro, una delicata parabola adolescenziale raccontata attraverso le immagini della campagna lombarda, attraverso i suoni, attraverso gli odori (!!). Luca Guadagnino cala i suoi protagonisti in un contesto idilliaco e indugia sugli elementi attorno a loro come se fossero un riflesso di loro stessi, o un’estensione del loro corpo, e lo fa in un modo tale da far sentire lo spettatore parte di tutto questo, regalandogli l’illusione di poter annusare i profumi di una tavola imbandita o sentire il tepore del sole sulla propria pelle.

 

Anche la colonna sonora gioca un ruolo importante in questo senso, mimetizzandosi “all’interno” della storia, attraverso un walkman, le feste di paese e soprattutto il piano di Elio, che più di una volta si fa tramite dei suoi sentimenti. Solo verso la fine il ritmo accelera e la musica diventa accompagnamento e narrazione, attraverso le splendide canzoni di Sufjan Stevens (quest’anno candidato all’Oscar per Mystery of love).
Il film, insomma, si affida ai sensi piuttosto che alle parole, rinunciando all’enfasi drammatica delle dichiarazioni (e delle conversazioni in generale) mostrandoci un quadro lontano dalle convenzioni del film d’amore tradizionale e per questo più realistico, facendo rivivere allo spettatore emozioni, gesti e situazioni che non possono che essergli familiari, complici anche le straordinarie interpretazioni di Timothée Chalamet e Armie Hammer.

 

Andando oltre il genere e l’orientamento sessuale, Chiamami col tuo nome è un’opera universale, che abbatte i filtri del medium cinematografico per farti vivere e sentire quello che sente Elio, che si tratti dell’attrazione, della passione o del senso di attesa e frustrazione che viviamo con lui durante il primo atto del film.

 

Un’unica nota dolente: il doppiaggio. Il film è infatti girato in tre lingue, italiano, francese e inglese, e gli attori passano agevolmente dall’una all’altra, la scelta di doppiarlo in italiano inevitabilmente appiattisce quella che è una forte caratteristica del film e delle performance del cast, sacrificando un po’ del realismo in favore di una fruizione più ampia e trasversale.

Valentina Buggè

24 anni, disegnatrice compulsiva, negli ultimi anni la mia passione per il fumetto e l'animazione si è estesa al cinema in tutte le sue forme. Laureata in architettura, il mio sogno nel cassetto è specializzarmi in scenografia. Nel frattempo, divido le mie giornate (e quando serve le nottate) tra plastici, film e manuali di cinema email : [email protected]

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