
CITY HUNTER PRIVATE EYES
Lode a Dynit e a Nexo Digital che perseverano da anni nel portare film d’animazione dal Giappone nei cinema del nostro paese, da sempre “bipolare” sull’argomento: se da un lato più di una generazione è cresciuta e ha imparato con i cartoni nipponici (dalla giustizia con Jeeg Robot d’acciaio alla scoperta dell’altro sesso con Ranma 1/2), dall’altro i “nuovi bambini” sono restii a correre in sala per un lungometraggio intero.Vuoi lo streaming che vizia (Netflix e company), vuoi la Disney che non smette di sorprendere… eppure Dynit non è stupida, detenendo una vasta distribuzione di anime tra l’home video e la “sua” piattaforma streaming tutta nostrana (VVVVID) che ne porta a più appassionati. Strategia di distribuzione è l’ “evento speciale”, ovvero tre giorni a disposizione per godersi un film, quanto basta a suscitare interesse tra fan per una futura distribuzione home video (e per contenere i costi).
Troppo poco forse, ma almeno è una realtà persistente.

Ed ecco CITY HUNTER – PRIVATE EYES, in sala dal 2 al 4 settembre e vero e proprio EVENTO che festeggia i TRENT’ANNI dell’anime. E ad accompagnare il protagonista c’è una sorpresa … anzi TRE: le sorelle Kisugi de OCCHI DI GATTO, altra serie cult degli anni ’80.Chi non ricorda l’omonima sigla cantata da Cristina D’Avena? E quale bambino non si è divertito con le tre bellissime ladre? Alla regia c’è KENJI KODAMA, regista storico dell’omonimo cartone, che chiude il cerchio di questo grande omaggio, sia negli intenti che nella struttura. Dalla trama si capisce il perché: Ryo Saeba (nel primo doppiaggio “City Hunter” …) deve fare da guardia del corpo all’ennesima ragazza prosperosa che rischia di essere uccisa e nel frattempo si immischia in un gioco più grande di lui (sta a voi scoprirlo). Da un’idea così semplice sembra di tornare bambini e ritrovarsi davanti alla TV, col telecomando in una mano e la merendina nell’altra (e un largo sorriso in faccia). Inutile aggiungere che il protagonista è sempre lo stesso: un detective tanto intelligente e coraggioso quanto pervertito e libidinoso verso le donne … un vero spasso. Non manca la fidata assistente Kaori, sempre pronta a colpirlo con martelli e armi di svariate tonnellate per rinsavirlo (e per gelosia, come ogni donna segretamente innamorata); la coppia regala ancora siparietti demenziali e la faccia da “maniaco” di Ryo fa sempre ridere dopo tutti questi anni. Nulla da imputare al comparto animato: seppur con qualche limite (movimenti un po’ “lenti” dei personaggi), lo stile dei disegni è ancora quello bidimensionale, svecchiato con lineamenti e colori vivaci e con discreti inserti in CGI. Vero limite del film è la sua natura volutamente ancorata ad un passato che non c’è più; lo svolgimento è quello di un episodio televisivo allungato con accumuli che dimentica di dare anima ai personaggi e poche gag non bastano ad esaltare il rapporto tra i protagonisti; inoltre, l’inserimento di un villain così “anni ‘90” può far sorridere i più piccoli, ma certe battute infantili, per quanto “nostalgiche”, lasciano il tempo che trovano. Nonostante la sola ora e mezza, si ha la sensazione che qualche minuto in meno non avrebbe guastato. Eppure Kodama ci ricorda che è tutto solo un gioco ed è inutile prenderlo sul serio; tra risate e un paio di colpi di scena, non mancano momenti d’azione notevoli (soprattutto negli ultimi venti minuti), grazie ad una simpatica colonna sonora (retrò anch’essa) e al tentativo, nel secondo tempo, di far evolvere (a tratti) il protagonista dalla sua indole goliardica. Forse le “sorelle Occhi di gatto” avrebbero meritato più spazio, ma rivederle anche per poco è un bel piacere e in fondo è pur sempre un film su City Hunter. Impossibile non perdonare i limiti di questa operazione e negare di essersi divertiti mentre scorrono i titoli di coda (con due sorprese post-credits … sarà mica l’inizio di una nuova saga?). Come è impossibile non apprezzare il ritorno dei doppiatori storici: Guido Cavalleri/Ryo e Jasmine Laurenti/Kaori non sembrano invecchiati di un giorno e le loro voci fanno gioire il cuoricino dei nostri “bimbi interiori”.
Per una serata leggera e nostalgica.