Widows: eredità criminale
Steve McQueen è una garanzia.
Basterebbe questo per far correre tutti in sala a guardare WIDOWS -EREDITÀ CRIMINALE.
In una nuova ondata di autori dal discutibile talento, sono pochi i “giovani” a spiccare al dí sopra e McQueen è tra questi. È sempre un piacere notare una simile libertà di intenti e di creatività sul grande schermo, libertà che Hollywood tende a castrare per la facile cassa di progetti multimiliardari (belli o meno):si vedano, ad’esempio, i promettenti Neill Blomkamp e Duncan Jones stroncati (ingiustamente) dalla critica e relegati a progetti più’ piccoli (Blomkamp si è auto-finanziato i suoi corti Sci-Fi in streaming con OATS STUDIO, Jones ha finito per cedere a Netflix). In una storia semplice (una rapina da compiersi a discapito di persone facoltose e “sporche”), McQueen non si trattiene e mette in scena un thriller/noir “lento ma veloce” (oltre due ore che volano via) che sfrutti la fantasia per smascherare le peggiori nefandezze di una società (americana) malata alla radice: politici corrotti, gangster macchiati di sangue e sedotti dagli affari (economici, dunque politici), folli insensibili alle emozioni umane e vittime costrette a vendette con alti prezzi da pagare. Non ha paura e sfrutta tutta la sua maestria con la m.d.p., ma non ha bisogno di “mostrare finti muscoli” con riprese”spettacolari” e vuote: è la necessità della narrazione a richiedere grandiosi piani sequenza che spiattellano in faccia il peggio degli uomini (un omicidio a sangue freddo, un dialogo “sporco” del politico Colin Farrell, nascosto al popolo, al quale mente dalla sua lussuosa auto). Ne esce un ritratto feroce degli uomini, ancora legati a mentalità retrograda e soggiogante verso le donne, il “sesso debole”. Sono queste ad uscirne con le ossa rotte, con l’animo devastato, ma con una forza incredibile per rialzarsi e riscattarsi, con sprazzi di dolore e di profonda umanità (a discapito degli “uomini zombie”).
Per citare Tyler Durden/FightClub: “è solo dopo aver perso tutto che si è liberi di fare qualunque cosa“.
Un cast al femminile magistrale (bravissima Viola Davis) e uno altrettanto maschile (Daniel Kaluuya non è piu’ la vittima de GET OUT, ma un sadico carnefice e Liam Neeson regala un bel colpo di scena) completano il quadro di un’opera intelligente e intensa, degna dei migliori noir della “Nuova Hollywood” (i gloriosi anni ’60/’70), confezionato con la grazia del miglior cinema: quello che ha un cuore.