Weathering with you

Nexo Digital e Dynit sono inarrestabili, quando si tratta di portarci film d’animazione dalla terra del Sol Levante. Certo, si tratta (purtroppo) di “eventi speciali” (tre giorni di programmazione), ma per fortuna i pregiudizi “all’italiana” verso gli anime stanno svanendo e sempre più pubblico (di nuovi spettatori e appassionati vecchio stampo) pare interessarsi. Chi scrive, afferma di essersi trovato in una sala piena zeppa di persone, tutti molto giovani e fan delle opere di MAKOTO SHINKAI, un artista che sta stupendo il mondo con la sua poetica, delicata e fuori dal tempo, degna delle migliori opere. Ed ecco WEATHERING WITH YOU (LA RAGAZZA DEL TEMPO), in sala dal 14 al 16 ottobre. Campione d’incassi in madrepatria, è stato nominato agli Oscar per rappresentare il prestigio del cinema giapponese … e a poche ore dalla visione, si intende il perché. Si è già approfondito Shinkai nella recensione de 5 CENTIMETRI AL SECONDO e chi l’ha letta conoscerà il suo percorso: ragazzo amante dei disegni, si è fatto da solo, animandosi i primi cortometraggi con un comune iMac e un software, da casa. Ma per quanto abbia un grande gusto per le immagini e per quanto sappia esprimerne la potenza estrema, egli è anche un grande narratore: solo un animo sensibile e intelligente saprebbe trattare le emozioni umane come riesce a fare lui. Amante di storie d’amore, sa tratteggiare personaggi profondi, credibili nella loro semplicità, molto più umani di certi attori in live action: li coccola, li fa sognare, li sbatte al suolo … ma poi li riabbraccia e ce li restituisce ancor più sfaccettati, intensi e tangibili. Perché è l’amore a guidarli, in barba allo spazio e al tempo che li divide. Questi i temi presenti in YOUR NAME, altro mega successo ai botteghini e amatissimo da tanti (e meno male): due ragazzi, divisi da città e persone diverse, si incontravano per uno scherzo del destino (e “divino”), fino a rincorrersi per toccarsi e dichiararsi il reciproco amore, in un crescendo di colpi di scena e paradossi temporali degni di un racconto di fantascienza (mescolato all’animazione e al romance). In questa nuova pellicola, i rimandi alla precedente non mancano: abbiamo ancora un ragazzo e una ragazza, ma di età e aspirazioni diverse; lui (Hodaka) è un adolescente scappato dall’isoletta in cui vive e alla ricerca di fortuna aTokyo; lei (Hina) è una coetanea costretta ad una vita di stenti tra più lavori part-time e con un fratellino a cui badare, segnata da un dolore e con un “superpotere”: è in grado di fermare la pioggia e schiarire il cielo. Le circostanze li fanno incontrare per farli unire, nella speranza di un’esistenza meno solitaria e con qualche sogno in più. Perché sprecare parole sul comparto tecnico? Le immagini parlano da sole, con disegni dai dettagli microscopici e colori meravigliosi, per ogni cosa: che sia un personaggio, un oggetto o un ambiente, è tutto eccellente, soprattutto i paesaggi naturali, che Shinkai, memore della “scuola” di Hayao Miyazaki, predilige.

Osservare un cielo così azzurro e così burrascoso al contempo, è sempre gioia per gli occhi e per lo spirito, soprattutto se visto sul grande schermo: magnifiche “cartoline” mai fini a sé stesse, spiragli di bellezza su un meraviglioso “mondo altro” che è il Cinema. Per la prima volta, il regista sorprende per più cambi di rotta. Raramente si è vista una metropoli (seppur disegnata) così cupa, così grigia; la pioggia incessante è specchio di una metropoli così grande e così “vuota”, un ammasso di uomini troppo distratti dalla vita stessa, che paiono dimenticare la pietà verso i più deboli (i protagonisti). Occhio attento è dato a smartphone e social network, i mezzi più importanti di questo secolo, sia come strumenti di svago che come finestre sul mondo, come nuove opportunità di lavoro (seppur a volte effimere); guarda caso, è proprio l’ “online” a dare una chance a Hodaka, che inizia a scrivere per una rivista digitale, interessata ad interviste su fenomeni occulti “in salsa nipponica”: saggio dettaglio su come l’ INFORMAZIONE nei NUOVI mass media abbia valore, a volte, di poco conto, seppur necessario per chi, come Hodaka, necessita sostegno. Simpatico anche il tratto dei “nuovi” bambini, così aperti e spigliati in questo secolo che si stenta a crederli “semplici” minorenni: elemento in più che ben delinea il pensiero di un autore al passo coi tempi. Stupisce che Shinkai abbia optato per una narrazione più leggera rispetto al solito; il ritmo è indiavolato, le scene si susseguono senza momenti di stanca e le due ore di durata non si avvertono. Lodevole aver spinto ancor più sull’ironia, regalando vari momenti di spasso per tutte le età. Infine, l’autore conferma di aver creato il SUO universo all’interno dei suoi film (Tarantino docet), o non si spiegherebbero ben due “comparse” importanti “rubate” a Your Name: certo, astuta strategia di vendita, ma che scalda il cuore di chi ha amato quel film.  Non meno importante, la scelta di illudere lo spettatore di un approccio diverso dai marchi di fabbrica sopra citati; se prima i personaggi si univano emotivamente, nonostante divergenze “più grandi”, qui i due ragazzi sono insieme quasi subito e gli eventi si susseguono con struttura “standard”, senza improvvisi colpi di scena … almeno nel primo tempo; nel secondo, la storia ingrana ancor più e i tasselli sparsi “alla rinfusa” si intersecano nel modo giusto. C’è una storia d’amore, ma anche i lati negativi della coppia: sono due ragazzini abbandonati troppo presto in un mondo ostile, privati dell’adolescenza (sacrosanta a tutti) e costretti insieme per godersi la speranza di un senso nelle loro esistenze. Il mix di ironia, avventura e fantasy ci fa appassionare ai loro sogni, al loro amore e alle loro debolezze; i collegamenti alle antiche tradizioni “divine” del Giappone sono sensati, atti a ricordarci che, volenti o dolenti, le nostre vite sono connesse e il destino ha in serbo per noi non una sorpresa. 

Non meno importante, la scelta di illudere lo spettatore di un approccio diverso dai marchi di fabbrica sopra citati; se prima i personaggi si univano emotivamente, nonostante divergenze “più grandi”, qui i due ragazzi sono insieme quasi subito e gli eventi si susseguono con struttura “standard”, senza improvvisi colpi di scena … almeno nel primo tempo; nel secondo, la storia ingrana ancor più e i tasselli sparsi “alla rinfusa” si intersecano nel modo giusto. C’è una storia d’amore, ma anche i lati negativi della coppia: sono due ragazzini abbandonati troppo presto in un mondo ostile, privati dell’adolescenza (sacrosanta a tutti) e costretti insieme per godersi la speranza di un senso nelle loro esistenze. Il mix di ironia, avventura e fantasy ci fa appassionare ai loro sogni, al loro amore e alle loro debolezze; i collegamenti alle antiche tradizioni “divine” del Giappone sono sensati, atti a ricordarci che, volenti o dolenti, le nostre vite sono connesse e il destino ha in serbo per noi non una sorpresa. 

Soprattutto, che il miglior dono ha un prezzo da pagare. 

E quel dono può diventare una sconfitta … o una nuova chance. In un crescendo di tensione, si assiste ad un’impressionante evoluzione degli eventi, fino a un finale che lascia LETTERALMENTE a bocca aperta. Una sana provocazione che ci assesta un pugno in faccia, a rivendicare sovente la poetica del regista; provocazione, sì, perché in periodi di “ambientalismo”, “green economy”, “cambiamenti climatici” e “Greta Thunberg”, raramente si era visto un simile epilogo, coraggioso e “anti-commerciale”. L’autore non nasconde le conseguenze dei gesti umani … e nemmeno li condanna; ci regala, anzi, una grande speranza per il futuro, ricordando semplicemente che: “nonostante tutto, insieme siamo più forti”.

Grazie anche all’amore.

Grazie Shinkai. Grazie Giappone.

Che parta il tifo alla notte degli Oscar.

Daniele Fedele

Mi chiamo Daniele FEDELE, ho ventisei anni e possiedo due lauree: una di fascia triennale in “Discipline delle Arti Visive, della Musica, dello Spettacolo e della Moda” e un’altra “completa” in “Scienze delle Arti Visive e della Produzione Multimediale”. Oltre ad un’esperienza come “addetto alla supervisione” presso la Biblioteca Comunale “Francesco Morlicchio” di Scafati (SA), dove risiedo, per un anno ho frequentato il Master di I livello in Cinema e Televisione presso l’Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli, che mi ha consentito di iniziare un periodo di stage presso la MAD ENTERTAINMENT, che tanto ammiro per aver rilanciato l’animazione come genere e forma d’arte cinematografica in Italia. Seguo l’arte del cinema e dell’audiovisivo dall’età di sei anni, sono grande appassionato di tutto ciò che riguarda la settima arte, la musica, i videogiochi e in generale ogni elemento simile che colpisca ed arricchisca l’animo umano. Per quanto piena di ostacoli e sacrifici, non potrei cambiare la mia passione con nessun’altra: vivrei un’esistenza di stenti e rimpianti, in tutt’altro settore. Mi diletto anche nell’editing video da autodidatta e ambisco a diventare regista, sceneggiatore e/o montatore per l’audiovisivo. Per qualsiasi piattaforma. Tra i miei miti “cinematografici” ci sono: il mio “maestro spirituale” QUENTIN TARANTINO, che mi ha fatto comprendere di dover “vivere nella settima arte” e non solo “sfiorarla”, JOHN CARPENTER come “maestro dell’orrore umano”, STANLEY KUBRICK come “maestro della forma e sostanza”, SERGIO LEONE, DAVID CRONENBERG, TIM BURTON, GUILLERMO DEL TORO, NEILL BLOMKAMP, JAMES CAMERON, DAVID LYNCH, GASPAR NOE`, il Maestro HAYAO MIYAZAKI nell’ “animazione che scalda il cuore e arricchisce l’anima”, WALT DISNEY come “insegnante dei sogni”, ISAO TAKAHATA come “animatore neorealista” e altri ancora impossibili da elencare. Grande estimatore dello STUDIO GHIBLI e del PIXAR ANIMATION STUDIOS, che tanto mi ha fatto sognare con “TOY STORY” e piangere con “INSIDE OUT”. Tra i miei miti “sonori” ho ENNIO MORRICONE, HANS ZIMMER, gli M83, i DAFT PUNK, JOE HISAISHI, HOWARD SHORE e vari artisti delle colonne sonore quali NOBUO UEMATSU, la TOKYO PHILARMONIC ORCHESTRA e altri. E come non ammirare HYDEO KOJIMA per aver innalzato il media videoludico a “forma d’arte”? 

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