La truffa dei Logan

Steven Soderbergh torna sui propri passi a quattro anni di distanza dall’addio al cinema e confeziona un gioiellino in bilico tra commedia pura e indagine sociale.

Pochi, nell’intera storia del cinema, possono dire di aver architettato la rapina perfetta sul grande schermo. La preparazione attenta e impegnativa di un heist movie degno di tale nome richiede una buona conoscenza della tradizione di questo genere e una regia fuori dal comune in grado di catturare sin dal primo minuto lo spettatore per poi trascinarlo in un turbinio travolgente di personaggi e situazioni. Steven Soderbergh, la mente geniale dietro a piccoli cult come Ocean’s Eleven e Out of Sight, possiede tutta la maestria necessaria per affrontare questa sfida, addirittura duplice: La Truffa dei Logan non solo sancisce il ritorno ad uno dei suoi cavalli di battaglia ma costituisce anche un banco di prova per il regista rimasto lontano dalle sale cinematografiche per quattro lunghi anni.

 

Nelle terre più tristi e dimenticate degli Stati Uniti si consumano le sfortune della famiglia Logan, una vera e propria maledizione. Jimmy (Channing Tatum), zoppo e con un impiego traballante, vive quotidianamente la difficoltà di conciliare le sue difficoltà con le necessità della sua famiglia, un presente ben diverso dalle belle speranze sfumate ai tempi del liceo. Lo stesso accade per il fratello Clyde (Adam Driver), tornato dalla guerra senza una mano e ora intrappolato con compassione dietro ad un bancone di un bar. La loro grande occasione, la loro rivincita potrebbe essere il ‘colpo grosso’ in occasione di una seguitissima gara della Coca-Cola 600. I due fratelli formeranno un’improbabile ma scoppiettante banda che, tra ritmi irresistibili e musiche trascinanti, saprà conquistare il pubblico.

L’obiettivo della cinepresa si sposta dalla scintillante Las Vegas alla polverosa provincia della West Virginia e il contrasto tutto a stelle e strisce è servito: i fratelli Logan sono la perfetta antitesi di Danny Ocean e dei suoi colleghi, astuti protagonisti del più celebre film della carriera di Soderbergh. Jimmy e Clyde sono nati e cresciuti nell’America più profonda e contraddittoria, in cui il sudore e la fatica si confondono con la benzina e i rombi dei motori di una manifestazione caotica e illusoria. I personaggi splendidamente interpretati da Channing Tatum e Adam Driver sono vittime di una guerra mai finita e di sogni mai maturati, figli inconsapevoli del post-11 settembre dalle venature trumpiane. Additati da tutti come perdenti, trovano nel piano della rapina il loro riscatto umano cercando di riordinare la propria vita e il proprio futuro.

Il vero gioiello di questa riuscita fatica cinematografica è, tuttavia, Daniel Craig che, smessi temporaneamente gli eleganti panni di James Bond, si cala alla perfezione nelle eccentriche vesti galeotte dell’esperto rapinatore dal nome esplosivo Joe Bang. E’ lui l’incarnazione dello spirito di questo film costantemente in bilico tra thriller scanzonato, commedia e parodia. La sceneggiatura, curata da colei che risponde al nome di Rebecca Blunt – probabilmente un’altra “truffa” ad opera dello stesso Soderbergh – nella sua intuitiva linearità è uno spumeggiante mix di situazioni e gag che riescono a valorizzare e a trovare un equilibrio per un cast ricco di stelle della recitazione troppo spesso sottovalutate. Anche con semplici apparizioni, attori come Katie Holmes, Sebastian Stan e Hilary Swank riescono a mettere in luce proprio le contraddizioni di cui questo film si nutre, portando pungente ironia in un heist-movie che a tratti ritrova anche pillole dell’impegno alla base di Erin Brockovich.

Chi ama lo stile frizzante di Soderbergh troverà sicuramente pane per i propri denti ma anche chi non conosce questo regista gusterà un film che spinge l’acceleratore sul divertimento e l’originalità.

 

 

 

Federica Gaspari

Cresciuta sulle rive del Lago Maggiore, dal ’95 scandisce il tempo con film, serie tv e libri. Nel tempo libero studia ingegneria ma, ad oggi, non è ancora riuscita a scoprire i segreti del flusso canalizzatore di Doc. Tra un passatempo e l’altro riesce ad assillare chiunque con teorie su Inception e ossessioni per registi e attori.

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