
IL RITORNO DI MARY POPPINS
Che MARY POPPINS sia un classico del cinema lo sanno anche i sassi e quando fu annunciato il sequel, la paura e la curiosità erano tante:
operazione commerciale o degno seguito di un cult senza tempo?
Un sospiro è arrivato leggendo il nome del regista di questo IL RITORNO DI MARY POPPINS: Rob Marshall, esperto dei musical su schermo (suoi Chicago, Nine e Into the Woods) e il nome della protagonista (la brava Emily Blunt) ha innestato altra curiosità.
Marshall ha investito di tasca propria per curare regia e coreografie e si vede: movimenti di macchina equilibrati, buon montaggio e una fotografia un po’ cupa bene illustrano una Londra “oscurata” da un periodo buio (la Grande Recessione dei primi anni ’30); il primo tempo scorre benissimo tra canzoni ben scritte e ben cantate (Serena Rossi, al doppiaggio, è una garanzia), belle location d’epoca, ottimi costumi e una gran cura per le performance danzanti. Ma chi merita un applauso sono gli animatori, che omaggiano il capostipite intrecciando gli attori con una magnifica animazione 2D, cara ai classici Disney degli anni ’60/’70, con un’innovativa fluidità nei personaggi animati da lasciare a bocca aperta: pochi minuti di gran cinema che non può non far tornare bambini.
Nel secondo tempo c’è spazio anche per Meryl Streep (anche se si vede molto poco) e il regista omaggia la “danza degli spazzacamini”, capitanata dal lampionaio Jack (“erede” del vecchio Bert e nuovo “Caronte” del film): la cura estetica è notevole (nonostante la “scena madre” non si batte). Si aggiunge un buon cast (misurato Colin Firth come cattivo, bravo Ben “papà” Whishaw, non invadenti i bambini) e chi sorprende è Dick “Bert” Van Dyck: 93 anni e diverte ancora, muovendosi con l’agilità (in parte) di un tempo.
Certo, era impossibile “rifare Julie Andrews”, ma Emily Blunt se l’è cavata bene: la sua Mary Poppins non esagera in espressività, è dura quando serve, ma sprizza gioia nei momenti giusti. Forse non supera la “maestra”, eppure, da professionista qual è, ha svolto bene il compito (P.L. Travers, “mamma” della Poppins, sarebbe felice).
Forse la storia non dice nulla di nuovo (la fantasia è importante nella vita, l’infanzia e i bei ricordi vanno preservati per non “ingrigirsi”, vivere SOPRA gli altri è sbagliato… leggasi “banchiere“), ma lo fa con onesta’, intrattenendo grandi e piccini (con qualche sorpresa emotiva).
E in fondo, basta un poco di zucchero e la pillola va (ancora) giù.