Giù le man i dalle nostre figlie

Prima volta in regia per la sceneggiatrice Kay Cannon, la quale non si distacca dai temi dei precedenti lavori.

“Giù le mani dalle nostre figlie” è una commedia sentimentale con tratti di comicità demenziale e numerose citazioni filmiche che portano all’attenzione una società che sempre più spesso si lascia influenzare negli usi e costumi da tutto ciò che vede al cinema o in tv.

Tre bambine fanno amicizia nel vialetto della prima entrata a scuola e così i loro genitori. Le bambine crescono e con esse la loro amicizia, fino a quando non arriva il fatidico giorno della fine del liceo, l’ammissione al college e il vagheggiato ballo di fine anno.

Le ragazze ansiose di prendere in mano le loro vite stringono tra loro un patto sessuale che consiste nel perdere la verginità la notte stessa del ballo. I genitori venuti a conoscenza della cosa tramite l’interpretazione di un linguaggio criptato sotto forma di emoji decidono di fermarle a tutti i costi.

Qualche punto poco chiaro nella sceneggiatura e una sciatta polemica sugli stereotipi di genere, condito con una comicità leggera fanno di questo film, una pellicola gradevole, ma più idonea ad una programmazione televisiva.

Il fenomeno della digitalizzazione del quotidiano crea delle fratture tra i millennials e le generazioni cui appartengono i loro genitori, e se l’intento di divertire non riesce, possiamo notare quanto l’intento ultimo possa essere rappresentato dal vedere accorciarsi le distanze generazionali a testimonianza di due fatti:      

  1. I legami solidi, per quanto logorati dalle incomprensioni e dall’incomunicabilità, non si sciolgono facilmente.
  2. Spargere sterili polemiche sugli stereotipi di genere qua e là, nel goffo tentativo di rendere più impegnata una produzione che non nasce per quello scopo, funziona quasi come la benzina sul fuoco.

Bibi Morgen

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