Deadpool 2

L’atipico supereroe mercenario  Wade Wilson, in arte  Deadpool (Ryan Reynolds), nonostante il suo impegno di mutilatore di criminali in stile “Kill Bill” in giro per il mondo, sembra poter finalmente godere di una vita insieme alla sua amata Vanessa (Morena Baccarin). Fare il supereroe, però, comporta delle inevitabili inimicizie che presto presentano il loro conto salato. Wade, malato di cancro, ma trasformato in un essere praticamente immortale, capace di rigenerarsi anche se fatto a pezzi, si trova a maledire questo suo status e a desiderare la morte. La vita, però, gli offre la possibilità di riscattarsi e comportarsi da vero eroe, laddove ha la possibilità di proteggere Russell, un potente ragazzino mutante. Un misterioso guerriero in stile Terminator di nome Cable (Josh Brolin), infatti, gli dà la caccia intenzionato ad eliminarlo e Deadpool cercherà di comporre una super squadra (X-Force) per il salvataggio del giovane Russell.

Ryan Reynolds ha partecipato personalmente alla sceneggiatura del film, congiuntamente a Rhett Reese e Paul Wernick, ma questa volta alla regia vi è David Leitch (John Wick e Atomica Bionda). Il protagonista, nel suo dialogo con gli spettatori, definisce Deadpool 2 un film per famiglie e, in fondo, è anche una storia con un risvolto sentimentale. Classificare il film solo come una parodia, infatti, sarebbe riduttivo. Wade compie un percorso, o almeno tenta di farlo, per cercare di essere un eroe più normale, più conformista, guidato da veri principi, con uno scopo. Ovviamente lo fa nel suo inconfondibile “stile”. Rispetto al primo Deedpool, nel secondo lo spettatore entra maggiormente nell’animo più che nella fantasia del personaggio, ma il tutto avviene senza trascurare l’imprevedibilità, l’irriverenza, la follia, la dissacrante comicità e autoironia dell’opera. Volutamente con richiami sessuali in tono minore rispetto al primo film, il secondo sembra lasciare dei messaggi sparsi che lo spettatore deve cogliere tra le immancabili scene comico-violente che accompagnano il viaggio del protagonista. Il ragazzino da salvare, che ha un ruolo primario, è un signor nessuno in forte sovrappeso, che nel film rappresenta una minoranza discriminata (i mutanti), ma con un chiaro riflesso a quella minoranza forse poco presente a Hollywood, ma molto frequente nella società americana.

La trama non  brilla forse per originalità, ma in Deadpool è un dettaglio, non è quello l’obiettivo del film. Di converso, le scene d’azione sono davvero ben girate, in particolare quelle in cui è protagonista Domino (convincente nella parte Zazie Beetz), con un montaggio diverso in base ai momenti del film. L’azione, infatti, in alcune scene è da puro action-movie, in altre deve essere strumentale all’ilarità del film ed esaltare più quest’ultima rispetto a ciò che sta realmente accadendo. Ottime, inoltre, le scelte sonore del film, tra cui spicca Thunderstruck, anch’esse inserite al momento giusto. Non mancano, inoltre, una miriade di citazioni o riferimenti all’ universo Marvel (X-Men, Logan) e non solo (I Goonies, Star Wars, John Wick), nonché un richiamo ad elementi già presenti in serie tv sempre targate Marvel (The Gifted). In definitiva, è sempre Deadpool, con due ore circa di film che scorrono leggere, regalando allo spettatore ciò che si aspetta e forse anche qualcosa in più.

 

PQM

Un film per famiglie… ma non troppo.

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