YESTERDAY

Che accadrebbe se aprendo gli occhi in un mattino come un altro, facendo due chiacchiere o una banale ricerca su Google vi accorgeste di trovarvi in un mondo in cui nessuno conosce i Beatles? La risposta più banale ce l’aveva data il nostro Massimo Troisi, che in Non ci resta che piangere cerca di spacciare per sue le melodie del quartetto di Liverpool. Allo stesso modo nell’ultimo film di Danny Boyle (The Millionaire, Steve Jobs) il cantautore fallito Jack Malick (Himesh Patel) trova il modo sfruttare il bizzarro avvenimento per raggiungere in breve tempo i vertici del successo.

Esattamente come aveva fatto in Questione di tempo, lo sceneggiatore Richard Curtis glissa sugli elementi più fantascientifici di questa dimenticanza di massa (perché avviene? Come avviene? E soprattutto rimuovere i Beatles dalla linea temporale non dovrebbe causare una frattura irreparabile nel continuum spazio-tempo?) per confezionare un intreccio interessato soprattutto a esplorare la natura del successo, della realizzazione dei nostri obiettivi come mezzo per ottenere la felicità. Erano i Rolling Stones che cantavano “you can’t always get what you want, but you might find you get what you need”, eppure non c’è concetto più beatlesiano di questo. Non è un messaggio non è particolarmente originale e tutto in questo film si muove inseguendo emozioni semplici, piuttosto che ricercando lo stupore e la spettacolarità a ogni costo. Non a caso le performance più riuscite di Jack sono anche le più intime, quelle che nella finzione del film non sono preparate: insieme a Jack ci scopriamo in attesa trepidante della reazione di chi ascolta le canzoni dei Beatles per la prima volta e regia e scrittura lavorano di pari passo per mostrarci di volta in volta risultati diversi per il tono, ma ugualmente riusciti. Qui arriviamo a quello che è probabilmente il più grande merito di Yesterday, la celebrazione dei Beatles, della loro musica, della loro eredità, dell’amore inestinguibile che continuiamo a provare per loro. A mano a mano che la storia prosegue non si può fare a meno di sentire sempre più forte e incolmabile il vuoto che il gruppo ha lasciato dietro di sé, fino a culminare in uno dei momenti più poetici ed emozionanti del film. In qualche modo è un’opera sul più grande fan dei Beatles rimasto al mondo – l’unico. Forse non all’altezza dei successi di Boyle, ma più che altro in qualche modo è in antitesi con quello che ha fatto in precedenza. Yesterday non cerca il proverbiale pugno nello stomaco, ma conquista per essere un film gradevole, divertente, ricco di emozioni semplici, ma in cui proprio per questo è più facile riconoscersi. Come una canzone dei Beatles.

Valentina Buggè

24 anni, disegnatrice compulsiva, negli ultimi anni la mia passione per il fumetto e l'animazione si è estesa al cinema in tutte le sue forme. Laureata in architettura, il mio sogno nel cassetto è specializzarmi in scenografia. Nel frattempo, divido le mie giornate (e quando serve le nottate) tra plastici, film e manuali di cinema email : [email protected]

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