Un giorno di pioggia a New York

È incredibile come un regista al suo quarantanovesimo lungometraggio riesca ancora a dar vita a dei piccoli capolavori, giocando sempre con gli stessi ruoli archetipici e le stesse situazioni, ma con dettagli e variazioni che rendono ogni suo nuovo film fresco e intimamente emozionante. Dopo aver avuto un ruolo di supporto in Midnight in Paris e Magic in the moonlight, la pioggia è finalmente protagonista di Un giorno di pioggia a New York, usurpando il posto che spettava di diritto all’amata città del regista: le tipiche inquadrature che indugiano sui luoghi più suggestivi dell’ambientazione (gliel’abbiamo visto fare con Barcellona, Parigi, Roma e meno recentemente proprio con New York) stavolta sono immerse nella pioggia, o a queste vengono preferiti primi piani in cui non è tanto il viso dell’attore a far da protagonista, quanto come questo cattura di volta in volta la luce fredda e grigia del tempo nuvoloso, quella filtrata da un vetro bagnato dalla pioggia o quella calda di un raggio di sole improvviso. Il raffinato lavoro con la fotografia, tipico dell’ultima fase creativa di Allen, qui diventa un mezzo per rendere il clima ancora più centrale, diventando espressione della natura stessa dei personaggi. Ashleigh (Elle Fanning) è il sole, è naïf, eccezionalmente bella e spontanea, ma priva di profondità e raffinatezza, mentre Gatsby (Timothee Chalamet) è la pioggia, sofisticato, malinconico e fatalmente attratto da New York e dalle ragazze newyorkesi. In un gioco di affinità elettive, Gatsby viene separato da Ashleigh durante un romantico weekend a Manhattan, ed è in qualche modo proprio la città (e il meteo) a guidarlo tra le braccia di Shannon (Selena Gomez).  C’è un’affascinante simmetria nelle avventure parallele che vivono i due protagonisti. Ashleigh è un pesce fuor d’acqua e tutto ciò che le accade svela il volto più torbido della città, catapultata nella vita di tre uomini affascinanti e di successo, ma insoddisfatti e privi di scrupoli nell’approfittare dell’ascendente che hanno su di lei. Tutti e tre sono attratti dalla apparente spontaneità della ragazza, ma piuttosto che portare freschezza e novità nelle loro vite, sarà lei a farsi inghiottire e influenzare da loro. La pioggia è un ostacolo nella sua piccola avventura, arriva sempre quando è meno desiderata ed è accolta con fastidio o mal tollerata. Gatsby al contrario si accorda perfettamente con il clima plumbeo della città: il suo romanticismo ha un colore freddo e grigio, ma ha molta più verità e passione dei caldi sprazzi di sole che illuminano Ashleigh. Anche se il ragazzo ci viene presentato come scaltro e sfaccendato, impariamo presto quanto sia in realtà sensibile e limpido, e questi suoi aspetti sono riflessi proprio nell’incontro con tre personaggi, stavolta tre donne, ognuno dei quali ha su di lui un influsso positivo. I marchi di fabbrica di Woody Allen, i suoi dialoghi pungenti, la teatralità dei soliloqui, la colonna sonora in chiave jazz sono più che mai adatti all’atmosfera malinconica di questa commedia, regalando a Un giorno di pioggia a New York un tono ancora più romantico e languido.

Come lasciarselo scappare in questi giorni di pioggia scrosciante?

Valentina Buggè

24 anni, disegnatrice compulsiva, negli ultimi anni la mia passione per il fumetto e l'animazione si è estesa al cinema in tutte le sue forme. Laureata in architettura, il mio sogno nel cassetto è specializzarmi in scenografia. Nel frattempo, divido le mie giornate (e quando serve le nottate) tra plastici, film e manuali di cinema email : [email protected]

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