Ready Player One

Quante volte, magari dopo una lunga giornata di lavoro, ci capita di sognare mondi paralleli in cui ognuno può essere chi vuole?

“Questo è Oasis. Un posto in cui il limite della realtà è la tua immaginazione.”

Questo concetto è, contemporaneamente, croce e delizia del nostro tempo. Perchè se da un lato il nostro animo è confortato dalla tecnologia che dagli anni 80 ha cominciato a galoppare fino ai giorni nostri, creando letteralmente mondi alternativi dove svagarsi, dall’altro ne resta prigioniero: la realizzazione personale si consuma all’interno di una realtà virtuale che si contrappone ad un mondo reale in cui, invece e spesso, l’individuo è mortificato e non si realizza.

Ready Player One ripercorre, in modo profondamente diverso, il tema che Matrix trattava come prigione orrenda. Qui pur rimanendo vivido lo sgomento di vedere persone che nel mondo reale si “agitano nel vuoto” con un casco e una tuta sensoriale che li trasporta altrove, c’è luce ovunque. Su Osasis decidi tu. Puoi essere ciò che vuoi, mentre su Matrix eri ciò che ti era detto di essere. Bella differenza vero?
Essere ciò che si desidera essere diviene la chiave di una porta dimensionale sull’intera cultura a cavallo tra la fine degli anni 70 fino alla fine degli anni 90, avendo come centro emotivo gli anni 80. E così, se vuoi essere Martin McFly, Peter Ray (Amuro Ray per i puristi come me), Kaneda, Marshal Law, Ryu, Chun Lyn, Sub Zero o Goro devi solo saperlo immaginare, e lo diventi. E su Oasis tutti sanno immaginarlo e lo scenario che ne riceviamo noi spettatori è un continuo bombardamento a ritmi forsennati, di citazioni, comparse e passaggi di personaggi, oggetti e frasi che hanno fatto parte integrante della nostra cultura pop degli anni 80.

Nel 2045, la terra ormai e’ irrimediabilmente compromessa da l’inquinamento e sovrappopolazione. Come unica via di fuga da una vita schiacciante, le persone si immergono nel mondo virtuale di OASIS, dove possono finalmente essere cio’ che desiderano. Wade Watts, un ragazzo di Columbus, vive soprattutto in OASIS, e tenta di vincere il “Gioco di Anorak”, delle sfide create dall’ideatore di OASIS, James Halliday, morto da 5 anni prima. Il vincitore acquisirà il possesso di OASIS e l’eredità miliardaria di Halliday. Questa è una rapida sinossi del film tratto dal romanzo omonimo del 2010 scritto da Ernest Cline, che co-scrive anche la sceneggiatura del film.

Devo fare due premesse: non ho letto il romanzo di Ernest Cline e pertanto non posso fare paragoni tra lo schermo e le righe sulla carta. Stanotte, prima di scrivere questo articolo, ho tenuto sveglio un mio amico (che il libro, invece, lo ha letto) per farmi raccontare l’opera di Cline. Ne ho dedotto che ci sono enormi differenze ma che quando si deve trasformare in pellicola ciò che è adagiato sui fogli di un libro, l’occhio deve ricevere l’attenzione principale e l’adattamento è quasi sempre forzato. Quindi, il non aver letto il libro, mi ha aiutato a gustare molto di più il film.
La seconda premessa è che Ready Player One lo si può vedere i molteplici modi a seconda della nostra data di nascita. Se siete di fine anni 90 in poi, vedrete un bellissimo film ed un’avventura mozzafiato che miscela in una centrifuga di colori il mondo virtuale ed il mondo reale, con qualche richiamo a Inception e Avatar.
Se siete di inizi anni 90 riconoscerete anche qualche personaggio emblematico e più torniamo indietro con le date di nascita, più elementi riconoscerete come VOSTRI. Fino ad arrivare ai figli dei primi anni 70 (come me…). Noi che, nati a cavallo tra fine 60 ed inizi 70, abbiamo vissuto l’epopea del video game, abbiamo giocato con l’atari 2600 e ci siamo stupiti con il commodore 64. Noi che siamo stati fulminati, il 4 aprile del 1978, da un gigante che lanciava magli perforanti e alabarde spaziali, abbiamo ballato sulle note di Stayin’ alive e tradotto le parole di Take on me, siamo andati in moto con Kaneda e in auto sulle autostrade del tempo. Insomma.. ragazzi, questo film è per noi “15enni con 30 anni di esperienza” perché  tutto il nostro caro mondo degli anni 80 è su Oasis. (Perché se Oasis esistesse davvero oggi e noi potessimo giocarci, saremmo quarantenni felici di guidare la Delorean, di lanciare Adoken dalle mani e di volare come Maverick.)

Il mio entusiasmo da “15enne con 30 anni di esperienza” è evidente ma ciò nonostante mi sento di dire che il film cattura tutti! E’ intrattenimento puro di altissima qualità. Quando in una sala gremita senti boati del pubblico ad una determinata scena, risate di sorpresa e percepisci intima commozione interiore o applausi spontanei e scroscianti all’apparire di un personaggio, ti rendi conto che oltre all’impegno da dare, ai messaggi, alle morali e ai temi, un film deve dare sopratutto magia e trasporto. E Ready Player One incarna lo spirito stesso del cinema, perche’ e’ esso stesso, magia trasporto e sogno.

Una storia che nel mondo virtuale non vede più solo alienazione ma una possibilità di interazione reale con il mondo fisico, “unico posto dove puoi veramente mangiare qualcosa di buono”. I due mondi non si escludono più a vicenda ma si uniscono in modo positivo e umano, facendo vedere come si può usare il mondo 3.0 che ci aspetta.

Un solo commento: Spettacolo emozionale allo stato puro.

E allora… ragazzi di tutte le età, mettiamo via ogni preconcetto o fondamentalismo letterario. Apriamo la mente, andiamo al cinema con trasporto e inseriamo la monetina nell’istante in cui sullo schermo lampeggia la scritta “insert coin”: ci apparirà Ready Player One. Premiamo start e godiamo del nostro mondo, perche’ sullo schermo andiamo in onda noi stessi. E qui non e’ contemplato un game over.

Massimo Impinto

Nato a Cercola, cresciuto tra la Penisola Sorrentina, la zona vesuviana e il Cilento, perito elettrotecnico, si innamora del mondo del web mentre agli inizi degli anni 90 frequentava gli studi di Giurisprudenza. Ha lavorato presso la Canon dove forma il suo background informatico. Dal 2008, dopo aver frequentato corsi di specializzazione, corona il suo vecchio sogno di lavorare come webmaster. Appassionato di Fumetti e Anime, ha coltivato da se una grande passione per la letteratura e gli studi umanistici, ma il suo amore incontrollabile è il cinema. Vivevo a Portici, che cinematograficamente ha anticipato i tempi. Quando i multisala non esistevano, Portici risultava il primo multisala al mondo, visto che in una cittadina di poco più di 4 km quadrati c'erano una decina di cinema. Le strade erano un caleidoscopio di locandine di film. Un sogno per un bambino e poi un ragazzino, che invece della paghetta chiedeva i biglietti per i film. Da me non vi aspettate critiche negative, perchè difficilmente ne faccio. Io vi descrivo le emozioni che provo nel vedere un'opera. email : [email protected]

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