Peter Rabbit

Girato in tecnica mista (live action con computer grafica), Peter Rabbit (doppiato in italiano da Nicola Savino) racconta le gesta di Peter, delle sue sorelle (Coda-Tonda, Flopsy Rabbit e Mopsy Rabbit) e di suo cugino Benjamin Bunny, alle prese con l’orto dei McGregor, pieno di deliziosi e succosi ortaggi. Prima con il perfido e grosso signor McGregor (fautore della morte di papà Rabbit, tragedia che ha segnato tutta la famiglia) e poi con il pronipote di McGregor, il rosso e smilzo Thomas, londinese doc e amante dell’ordine e del controllo, Peter Rabbit e la sua banda dovrà affrontare una serie di avventure, grazie anche all’aiuto della dolce Bea.

Il regista Will Gluck traspone in modo pop e contemporaneo il mondo e i personaggi creati a inizio Novecento dalla scrittrice e illustratrice inglese Beatrix Potter (a cui si ispira il personaggio del film Bea). Peter Rabbit è il protagonista di una serie di 23 libri (The Tale of Peter Rabbit) con illustrazioni della stessa Potter che ben presto divenne un grande successo editoriale (grazie al ripensamento di uno degli editori che, dopo averla rifiutata, cambiò idea). Film semplice, scorrevole e divertente, Peter Rabbit coinvolge sia grandi che piccoli, aiutato da una colonna sonora incalzante e piena di canzoni note al grande pubblico. Quello che incanta è soprattutto la bellezza e la morbidezza dei coniglietti, creati al computer, ma non per questo meno reali degli attori in carne e ossa. Mentre quasi un trentennio fa eravamo abituati a una netta separazione tra il mondo della fantasia e dell’animazione con quello della  realtà (pensiamo al cult di Robert Zemeckis “Chi ha incastrato Roger Rabbit?”), adesso invece la fusione di questi due mondi è talmente perfetta che a volte ce ne dimentichiamo di quanti passi avanti ha fatto il cinema con le sue meraviglie visive.

Nel film di Gluck si dà spazio anche all’animazione tradizionale, dando vita alle illustrazioni di Beatrix Potter. Anche se viene utilizzata per animare le scene in cui compaiono i genitori di Peter, come a dire che oramai questo tipo di tecnica appartiene al passato. Un passato che amiamo e che ci ha dato tanto, ma che dobbiamo lasciarci alle spalle per riuscire ad andare davvero avanti. Con ironia e ritmo dunque Peter Rabbit ci restituisce un immaginario campagnolo inglese in un’altra forma. Una forma che conserva e rispetta (a suo modo) il mondo della Potter ma che ha anche una sua voce moderna e occhieggiante al futuro.

 

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