Momenti di trascurabile felicità

Non è facile.

Non deve essere stato facile scrivere e girare un film sui dubbi che attanagliano gli uomini, da sempre. Certo, alcuni di questi dubbi sono grotteschi, ridicoli, divertenti, ma servono ad affrontare e a parlare di ciò che sappiamo sin dalla nascita e che ci mettiamo una vita ad accettare, morire.

E allora, quanto è difficile fare un film che consideri tutto questo?

Devono essersi posti questa domanda Daniele Lucchetti e Francesco Piccolo (autore dei romanzi cui si ispira il film); il primo stimato regista del panorama nostrano ed il secondo avvezzo al cinema per essere co-sceneggiatore di molti film di Paolo Virzì.

Così, pensano ad un protagonista sincero, paradigma della verità, popolare; insomma, chi altri se non Pif?

Sicuramente consapevoli di non avere un grande attore di fronte (alla macchina da presa), ma altrettanto certi di avere uno dei comunicatori più schietti dell’attuale panorama televisivo e cinematografico italiano, Momenti di trascurabile felicità diviene così il monito per tutti quelli che sono ancora vivi: restate attaccati a tutto ciò che amate e che vi da felicità, non trascuratelo.

Si supera dunque lo spettro della morte con qualche risata genuina e con la faccia da eterno Peter Pan che caratterizza Pierfrancesco Diliberto.

Accanto a lui c’è Thony, già vista in “Tutti i santi giorni” e in un altro paio di film italiani, attrice spontanea, qui perfettamente credibile nei panni della moglie del Paolo (il protagonista).

Daniele Lucchetti e Francesco Piccolo quindi, in modo scherzoso e mai spicciolo, provano a fornire una risposta alla fatidica domanda “cosa c’è dopo?”

La regia, al solito curata, del regista romano confeziona una commedia un pò confusa, in preda all’ansia quasi ad aumentare quella già presente e condivisa del protagonista.

Una commedia che non assurge a diventare masterpiece ma che, piuttosto, ha l’ambizione di essere un film spontanea e riflessivo con uno slancio sociale ardito e con più di un messaggio (oltre all’oraziano carpe diem).

Dona fregio alla commedia la presenza di Renato Carpentieri, l’attento addetto – traghettatore d’anime in procinto di “salire” ai piani superiori.

Lenisce un po’ le ferite la parte infantile e adolescenziale del film affidata ai figli del protagonista.

“Quando giochi il tempo si ferma e la vita si allunga.”

In conclusione Momenti di trascurabile felicità è una commedia che diverte e fa pensare, in un clima a tratti apatico in cui versano le sceneggiature italiane, e appare coraggiosa per i temi trattati.

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