MIDSOMMAR

Un film horror in piena luce. 

Questa è la premessa per Midsommar, un film che porta l’occhio umano a fare un giro sulle montagne russe, tra visioni surreali e dadaismo su schermo. Cinque ragazzi, di cui una sola ragazza, decidono di trascorrere qualche settimana in una comunità di un villaggio in Svezia, ma ovviamente il loro soggiorno non sarà tra i più piacevoli.  Ari Aster alla regia dimostra per la seconda volta di essere uno dei migliori registi esordienti degli ultimi anni. In Hereditary, il suo primo lungometraggio, ci ha dimostrato di essere in grado di mischiare mito e terrore, fabbricando una pellicola piena di riferimenti a demoni e con una fotografia da brividi (in tutti i sensi).  Con Midsommar conferma le alte aspettative di tutti i cinefili. Arriva in sala un film che definire “strano” è dire poco. Un horror basato sulla tensione, sul disgusto e sul grottesco, con un cast di volti poco o quasi per niente noti che riescono a materializzare sui propri volti ogni emozione provata dallo spettatore, insieme a una colonna sonora che fa da vero e proprio personaggio tale è la sua importanza e bellezza.

Anche qua il mito e i riti sacri diventano protagonisti, ma con l’inserimento di innumerevoli altri temi, tutti trattati egregiamente dal regista. Una figura femminile fragile, forse troppo, che chiede vendetta; un gioco di manipolazione psicologica reso al meglio tramite i personaggi, la condivisione del dolore e il sentirsi parte di un  qualcosa- qualcosa di terrificante, certo, ma sempre meglio della solitudine per l’animo umano- che rende il tutto magnificamente profondo. Midsommar non è il classico horror da vedere per intrattenersi, è qualcosa di più, un Film che rende il cinema un’arte (finalmente!) anche grazie a una fotografia che lascia a bocca aperta.  Un’antitesi lunga due ore e mezza tra angoscia e fiori, tra tensione e luce, tra inquietudine e colori accesi, un perfetto uso di “sunny scary” che invade il pubblico di qualcosa di nuovo, bellissimo.  Inutile dire che Midsommar probabilmente entrerà a far parte dei cult contemporanei e sarebbe altrettanto inutile dire che Aster, per fortuna, dimostra di avere tutte le carte in regola per diventare un Regista di cui si parlerà molto anche in futuro. 

Giuditta Bergamasco

19 anni, una grande passione per il cinema. Amo i thriller psicologici, i film romantici, quelli comici e anche i drammatici. Frequento Scienze dei beni culturali alla Statale di Milano, sto studiando per rendere questa mia passione un lavoro, perchè fin da bambina i film mi hanno insegnato che i sogni son desideri e realizzarli non è mai impossibile.

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