Ghost Stories

Un cinico indagatore di fenomeni paranormali che, animato da convinto scetticismo, è professionalmente solito smentirli. Sfidato ad indagare su tre casi ritenuti “genuini” da un uomo che egli considera il suo mentore, l’ostinato debunker muterà il suo atteggiamento?

Tre storie autonome, dunque, ma con un unico filo conduttore. D’altronde, già a partire dal titolo, Ghost Stories, adattamento cinematografico di un’opera teatrale di successo, non fa mistero di essere un film episodico. Ciò nonostante, lo spettatore, preso più dal leitmotiv del film che dalle vicende narrate nei singoli episodi, non assiste ad uno spettacolo frammentato, imbastito con tre autonomi cortometraggi. Inaspettatamente, il tema ricorrente in Ghost Stories non è tanto il racconto di storie di fantasmi, quanto piuttosto la ricerca di un senso da dare alle stesse.

Questa continua ricerca genera dapprima una tensione, poi una sorta di smarrimento, infine un velato invito ad una riflessione, rigorosamente laica, sulla spiritualità dell’uomo. Non è, quindi, un classico “Ghost movie“, dove apparizioni ectoplamatiche, atmosfere tetre e rumori improvvisi abbondano, eppure riesce a coinvolgere. Graditi, evidenti e quasi dovuti gli omaggi della regia alle opere cinematografiche di Raimi e Argento, vere e proprie icone dell’horror. Il ricorso ad inquadrature che lasciano il fondo sfocato crea una buona suspance per tutta la durata del film; il finale, però, è un po’ tortuoso (e forse non universalmente gratificante), ma risulta sicuramente apprezzabile per l’originalità.

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