Benedetta Follia

” Voglio vivere, non esistere” è la rivelazione di Guglielmo, proprietario di un negozio di articoli sacri in crisi con la moglie che l’ha lasciato per una donna ed interpretato da un brillante Carlo Verdone. Benedetta follia affronta il sempre attuale tema della ricerca dell’amore e, più in generale, di sé, da parte un sessantenne ossessionato dalla fine del proprio matrimonio e spronato da una giovane dipendente a entrare nel mondo degli incontri con donne conosciute on line. Sin dalle prime scene appare il Verdone noto a tutti che, con i suoi modi di fare, il suo intercalare, riesce sempre a strappare una risata: una serie di gag che fanno leva sulla goffaggine di Guglielmo nei panni del predatore di incontri sul web, situazioni che hanno dell’impossibile e che sono, insomma, da cinepanettone. Il momento rivelazione di Guglielmo avviene sotto effetto di droga mentre parla con se stesso da giovane ed è realizzato con una lunga e noiosa sequenza psichedelica che sfiora il trash sia per la banalità delle immagini mostrate sia per la regia debole e confusa. Come la maggior parte delle commedie degli ultimi trent’anni il caso regna sovrano, tutti i personaggi che vengono presentati si muovono in funzione della storia di Guglielmo, appaiono scontati e costruiti. I colpi di scena sono anch’essi forzati e prevedibili; al collaborazione nella scrittura di Verdone con Menotti e Guglianone (già sceneggiatori di Lo chiamavano Jeeg Robot) non si può dire abbia funzionato granché. In conclusione, Verdone è sempre Verdone, attore amato dagli italiani e dall’esperienza e talento incommensurabili che, in un modo o nell’altro, riesce a far uscire lo spettatore dalla sala contento.

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