7 Sconosciuti a El Royale

Un uomo con una borsa e una pistola in una camera d’albergo, l’aria sospetta e un omicidio. La prima scena di 7 sconosciuti a El Royale ci fornisce un’anteprima della serie di intrighi a cui il regista, Drew Goddard, ci sottoporrà.
Con un’impronta Tarantiniana ogni sequenza è anticipata da un piccolo titolo, come se il film fosse diviso in capitoli e ognuno di essi vertesse sulla storia di un personaggio in particolare. I nostri sette protagonisti non si trovano mai tutti insieme nello stesso posto contemporaneamente, ma ognuno di loro si immischierà negli affari di un altro così da innescare una sorta di reazione a catena di eventi pericolosi e molto spesso mortali. Le personalità dei personaggi sono ben costruite, misteriose, mai così come appaiono e l’interpretazione degli attori è magistrale.

Da cornice alle loro vicende sanguinose abbiamo El Royale, un albergo esattamente a cavallo tra il Nevada e la California, uno scenario intrigante che il regista avrebbe potuto sfruttare meglio, ma che si limita a ospitare le storie che ci verranno raccontate.
Punto a favore, senza dubbio, sono le inquadrature e la colonna sonora. 7 Sconosciuti a El Royale è un concentrato di buona musica e riprese da angolazioni perfette. Particolarmente apprezzabile è il fatto che molte scene abbiano come co-protagonista la voce solista di Darlene (Cynthia Erivo) che ci riesce a cullare nonostante i nostri occhi stiano vedendo azioni violente e che non hanno nulla di rassicurante. Questo tipo di stratagemma è spesso usato dallo stesso Quentin Tarantino che è solito accompagnare una scena di violenza con una canzone dai toni allegri (si veda la scena della tortura del poliziotto in Le Iene con Stuck in the Middle with You di Stealers Wheel).

Molti sono i riferimenti cinematografici presenti in 7 sconosciuti a El Royale; nella scena in cui Billy Lee (Chris Hemsworth) fa combattere Rosie e un’altra ragazzina per avere come premio una notte di sesso con lui, si può chiaramente notare lo sfondo con un tempio in rovina molto simile a quello iconico di Apocalypse Now e pure il monologo di Hemsworth ricorda vagamente il monologo finale di Marlon Brando. Così come l’intero film ricorda molto The Hateful Eight per la sequenza tra una scena e l’altra, lunghi dialoghi, l’effetto sorpresa sempre presente e le scene di violenza per nulla censurate.

Nonostante alcuni particolari che sarebbero potuti essere sviluppati meglio, 7 sconosciuti a El Royale è un film che tiene l’hype sempre molto alto e rende impossibile staccare gli occhi dallo schermo anche solo per un minuto. Creato dal regista come metafora del sogno americano andato in frantumi, è un film da vedere e da capire, ma che farebbe passare la voglia di fare amicizia con i vicini di stanza a chiunque.

Giuditta Bergamasco

19 anni, una grande passione per il cinema. Amo i thriller psicologici, i film romantici, quelli comici e anche i drammatici. Frequento Scienze dei beni culturali alla Statale di Milano, sto studiando per rendere questa mia passione un lavoro, perchè fin da bambina i film mi hanno insegnato che i sogni son desideri e realizzarli non è mai impossibile.

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