Macchine Mortali
Quante volte può capitare di andare a vedere un film che ti ricorda tantissimi altri film e nonostante questo conserva una sua identità così forte?
Macchine Mortali è tratto da un romanzo di Philip Reeve e fa parte di una quadrilogia (Lande di ghiaccio, Infernal Devices e Darkling Plain). Dei quattro ho letto solo “Macchine Mortali” ed è inutile star qui a dire di quanto sia diverso il film dall’opera cartacea. Credo che quest’opera sarebbe stata più adatta ad una serie più che un film ma l’adattamento cinematografico è veramente convincente. Trasmette benissimo le sensazioni e le ambientazioni descritte nel libro e inoltre acquista personalità propria. Non per nulla, il progetto nasce da Peter Jackson che di adattamenti epici ne conosce qualcuno (Il signore degli anelli) ed ancora una volta centra perfettamente il suo obiettivo.
Dopo la guerra dei sessanta minuti la razza umana è quasi estinta. I sopravvissuti vivono in enormi città mobili che viaggiano su lande brulle e desolate alla ricerca di risorse per la sopravvivenza. Solo un luogo ha ancora città “statiche” ed è dietro una enorme barriera in una zona identificabile come la Cina. Su questa premessa originale si innestano i nostri personaggi tra cui spicca il buon Hugo Weaving, di cui tutti ricordiamo le parti in Matrix e la trilogia del Signore degli Anelli. I nostri protagonisti sono meno noti, Robert Sheehan interpreta Tom Natsworthy, e Hera Hillmar interpreta Hester Shaw. Entrambi lo fanno in modo esemplare riuscendo a trasmettere benissimo le sensazioni allo spettatore.
La storia è molto lineare ed efficace. La fotografia è eccezionale. In alcune momenti la definirei “capolavoro”. Alcune inquadrature sono mozzafiato, altre angoscianti tanto da stritolare l’anima. Riescono sempre a farti sentire dentro al film: spaventato e braccato se sei nel mondo esterno; speranzoso e preoccupato per il futuro se sei su “Londra” alla ricerca di risorse per sopravvivere. Forse questo è l’elemento più forte del film. Ovunque poni il tuo focus, riesci a capire la posizione e le preoccupazioni di ogni parte.
In una prima parte il film è descrittivo e introduttivo. Potrebbe essere percepito come lento ma non è così. Riesce ad introdurre i tanti personaggi in modo corretto e puntuale. Poi esplode, diviene dinamico e in alcuni momenti addirittura frenetico. L’arrivo di Anna Fang, interpretata in modo entusiasmante e carismatico da una splendida Jihae, (credo che il personaggio della Fang poteva essere interpretato solo e unicamente da Jihae) funziona come lo scoppio della pistola di uno starter all’avvio di una gara dei 100 metri.
Nella visione senti tantissima influenza di altre opere. Vedi tanto Terminator, Tom ti ricorda animali fantastici, vedi tanto Starwar la nuova speranza, e Starwar il ritorno dello jedi, in Thaddeus Valentine vedi tanto ma proprio tanto di Lepka di Conan il ragazzo del futuro, così come tutta la Londra semovente ha uno strano sapore di Indastria. Certo che nel 2018, ogni volta che attacchi una corazzata, una città fortificata, un forte o anche un condominio, con pochi mezzi, l’effetto “attacco alla morte nera” è dietro l’angolo: La bellezza di questo film che nonostante tutti i richiami, la sua identità è talmente forte da non dare in nessun modo la sensazione di “già visto”.
In conclusione dico che è un film eccellente. Chi ha letto il libro lo assapora molto meglio ma anche chi non conosce l’opera cartacea ne potrà godere (anche se con meno profondità dei personaggi che per motivi evidenti in un film non potevano essere trattati allo stesso modo.)
A dare un voto, da 1 a 10 piazzerei un caloroso 7,5. Consigliatissimo